Sensodellavita.com - Palazzo della conoscenza
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«Devo migliorare me stesso». Quante volte ho sentito dire questa frase. Forse non si tratta di migliorarti ma di accoglierti, questione molto diversa.
Tu non devi migliorare te stesso ma devi accogliere quel “te stesso” che invece credi di dover migliorare perché non sai accettarlo. Non si tratta di miglioramento ma di accoglienza. Anche perché, detto tra noi, non c’è nulla da migliorare, tu non devi diventare qualcos’altro rispetto a ciò che sei. Devi, più semplicemente, scoprire la parte migliore di te stesso che già esiste dentro di te ma è sepolta. Il vero problema è che tu pensi di essere quell’io sballottato di qua e di là dai vari eventi che accadono all’esterno, pensi di essere i tuoi stati d’animo che cambiano a seconda delle situazioni che si presentano. Ma tu non sei nulla di tutto questo. La tua vera identità è quel tesoro nascosto di cui parla il vangelo e che devi prima trovare e poi diseppellire. Scrive Florenskij: «L’uomo è santo nell’intimo della sua anima; è santificato perché Dio lo ha reso tale, incurante del luridume esteriore». È questa che devi cercare, l’anima, il luogo dove abita la tua santità.
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La perfezione dell’imperfezione e le comunità pensanti

Di Marco Costanzo (26 Dicembre 2023)

Cosa ho imparato in questi giorni di festa, in attesa del 2024.

Nel buddismo si insegna che “tutto è perfetto”. Sappiamo che non è così dal nostro punto di vista, anzi spesso ci sentiamo frustrati da tutto quello che non va. Ma cosa significa veramente “tutto è perfetto” nel contesto del buddismo? Significa riconoscere che ogni cosa, ogni evento, ogni momento è esattamente come dovrebbe essere nell'immenso disegno dell'universo. L'accettazione di questa visione può portare a un profondo senso di pace interiore. Inoltre, questo insegnamento incoraggia a vedere la bellezza nell'imperfezione, a imparare dalle difficoltà e a comprendere che ogni esperienza è una lezione importante.

Dire che “tutto è perfetto” in presenza di grandissime sofferenze è aberrante dal punto di vista umano e ignora l'empatia e la compassione che dovremmo avere gli uni per gli altri. Ciononostante, può servire a ricordarci come l'attaccamento eccessivo agli ideali di perfezione possano essere fonte di ulteriore sofferenza. La perfezione nel buddismo non è niente di statico; è un continuo adattarsi e fluire con la vita.

Nella nostra mente avviene un salto quantico quando comprendiamo che la perfezione autentica risiede nell'essere imperfetti. Tale consapevolezza ci libera dalle catene delle aspettative irrealistiche e ci permette di vivere più armoniosamente. Se ammettiamo di essere imperfetti, possiamo perdonarci per gli errori commessi, ma anche imparare da essi e quindi evolvere. In questa accettazione, c'è la vera perfezione.

Esiste sempre una sofferenza eliminabile ed una che non lo è. Incapaci di far desistere dal suo manifestarsi, possiamo tuttavia gestirla attraverso il modo in cui rispondiamo. Spesso, la sofferenza irrimediabile insegna le lezioni più durature. Nella prospettiva buddista, un dolore cronico o una malattia incurabile diventano maestri severi; il loro insegnamento è ampiezza di cuore e resilienza.

La nostra risposta alla sofferenza consiste nella capacità di amare in maniera universale. Quando pratichiamo amore incondizionato, senza più comparare la nostra sorte a quella degli altri. Facciamo spazio all’empatia, a una connessione profonda che supera il sé individuale e armonizza con quella rete intrecciata di cause ed effetti che è il mondo. La nostra pratica diventa così uno strumento di trasformazione, non solo per noi stessi ma anche per l'ambiente che ci circonda. Prendendo atto della nostra interconnessione con tutto ciò che esiste, contribuiamo all'alleviamento collettivo del dolore. Esercitando compassione, si crea un cerchio virtuoso in cui la gentilezza non conosce limiti e si espande senza fine. In questo agire c'è una bellezza sottile, quella che deriva dal contribuire, in qualsiasi misura, all'abbellimento dell'esistenza universale. La vita, con le sue mille imperfezioni, diventa oggetto di arte.

Il metodo Appo è un sistema di crescita personale che pone al centro della propria ragion d'essere l’evoluzione verso individui e società capaci di affrontare e accogliere la propria imperfezione. Questo approccio invita ad una profonda compassione verso se stessi e verso gli altri, gestendo i propri limiti e vulnerabilità come occasioni di apprendimento e crescita. Attraverso la pratica di meditazione e altre attività di formazione, si cerca di attingere alla saggezza interiore, sviluppando così una maggiore serenità nell'affrontare gli inevitabili contrattempi della vita.

Quando la tua volontà confligge con le tue possibilità allora l’unica cosa che rimane da fare per essere davvero utile a te stesso è “lasciar andare”. Questo non significa arrendersi ma piuttosto accogliere la realtà così com'è, senza fingere che sia altrimenti. Lavorando sul rilascio delle resistenze, si apre il cammino verso una comprensione più profonda degli eventi e la possibilità di trovare equilibrio anche nelle tempeste più aspre della vita. Cresciamo nell'accettare che non tutto può essere controllato e influenzato da noi.
E non perdiamo però mai di vista che è l’amore per sé stessi e per gli altri a dare la forza di andare avanti. Coltivare sentimenti di benevolenza nei confronti di chi ci circonda e di noi stessi può trasformare il dolore in una potente fonte di motivazione per il miglioramento personale. Riconoscendo e abbracciando la propria vulnerabilità, si può entrare in una relazione più autentica con la vita e gli altri esseri. Questa accettazione porta a una libertà emotiva e spirituale poiché non siamo più intrappolati da aspettative irrealizzabili. Invece, possiamo sposare la fluidità del momento presente e le infinite possibilità che esso presenta.

E la nascita di Gesù, nella tradizione cristiana, si inserisce proprio in questa dinamica. Il figlio di Dio che viene al mondo in una stalla rappresenta l'umiltà e l'essenza dell'imperfetto. Egli non ha scelto un palazzo o una dimora al di sopra delle comuni condizioni umane, ma ha optato per un'esistenza dove perfino l'imperfezione del luogo testimonia la grandezza e la bellezza dell'evento. Nell'accogliere la salvezza che viene da questo atto di umiltà, si trova anche una profonda lezione di perfezione. Contrapporre all’odio l’amore è una delle più elevate espressioni di forza e resilienza. La storia di Gesù ci insegna che l'accettazione e il perdono possono superare l'oppressione e la violenza. Questa vicenda trasmette un messaggio potente: nelle nostre vite, affrontare l'oscurità con luce e perdono svela un cammino di redenzione e di speranza.

Così, il ciclo del dolore e della gioia, della debolezza e della forza, dimostra che tutto fa parte di un iter esistenziale che conduce verso una consapevolezza più elevata.

Non è umano lasciare che non sia lo spirito di sopravvivenza (mors tua vita mea) ad agire. Ma è divino proprio il contrario: affermare il nostro comune legame con tutti gli esseri sensienti ci consente di agire secondo principi di generosità altruistica e servizio disinteressato. La filosofia della non-dualità decisamente supera l'impulso di rinforzare il sé a spese degli altri, promuovendo un senso di fiducia nell'universo che riconosce il valore intrinseco di ogni vita. Abituandoci quotidianamente a queste riflessioni, cambiamo la sostanza stessa del nostro essere.

Ed è per questo che occorre fondare o entrare a fare parte di comunità pensanti… luoghi virtuali e fisici dove la coltivazione dell’armonia, del sostegno reciproco e dello spirito di condivisione diventano i cardini su cui costruire la nostra nuova esistenza. Accettare le vicissitudini della vita in un clima di solidarietà e di rispetto delle diverse forme di espressione permette alle comunità di prosperare nel vero senso della parola. Tali principi diventano pilastri per la creazione di una società equa e partecipativa, che favorisce lo sviluppo di ciascun membro e l'ideale collettivo di crescita e progresso sostenibile. Nella condivisione delle esperienze, nella collaborazione e nell’empatia troviamo la forza di edificare una realtà che riflette i valori di interdipendenza e di interconnessione. Questi ideali ci portano a riconoscere che ogni singolo atto di gentilezza rivela un impatto molto più ampio del semplice gesto. E così, attraverso la pratica del metodo Appo, si può vivere ogni giorno con il proposito di piantare semi di benevolenza che fioriscano in un futuro di pace e di amicizia in un mondo che insegna orrore e paura.

Tutti abbiamo difficoltà reali e difficoltà che derivano da nostre strutture mentali ma è fondamentale distinguere tra le due per non rimanere imprigionati in problemi illusori. Spesso, le barriere più significative sono quelle che costruiamo nella nostra mente; riconoscere ciò consente di affrontare e risolvere le sfide concrete con maggiore efficacia. La consapevolezza è la chiave per navigare questa distinzione, poiché ci permette di vedere le situazioni nella loro vera luce. Con amore e pazienza, possiamo gradualmente smantellare le costruzioni mentali limitanti che ostacolano il nostro cammino verso la pienezza di vita.
Solo attraverso la formazione costante si può raggiungere, come insegnano tutte le tradizioni religiose e filosofiche, una prospettiva elevata che permetta una vita votata all'adattabilità ai cambiamenti della vita. Si scopre allora che l'introspezione e la meditazione possono essere i migliori alleati per trovare pace interiore e per sviluppare quell'empatia profonda necessaria per un'esistenza in armonia con se stessi e con il mondo esterno.

Non si è mai audaci se si agisce per amore. L'audacia, infatti, presuppone un certo margine di rischio e di sfida verso l'establishment, mentre l'amore, nella sua essenza più vera, è un gesto di estrema apertura sprovvisto di calcoli e misurazioni. È quando agiamo con amore sistematico e persistente che gli schemi conservatori cominciano a incrinarsi, può quindi subentrare il coraggio di affrontare la vita nelle sue mille sfaccettature senza paura di essere feriti o esposti.

Le società moderne tentano di dare risposte parziali a problemi universali ma spesso inciampano poiché trascurano il legame primario di interdipendenza che unisce l'essere umano sia a sé stesso che alla comunità. La chiave forse è ricomprendere l'etica della responsabilità condivisa, quella che ci responsabilizza per ogni nostra azione nell'ambito delle reti di relazioni in cui siamo immersi. Fare propri valori di ampiezza e di profondità morale, allontanandosi dall'individualismo estraniante, potrebbe portare a una riscoperta del senso di appartenenza, di compassione e di altruismo che storicamente hanno rappresentato la base per le comunità umane più significative.

Infine, accanto alla responsabilità individuale c'è quella collettiva; un senso di dovere verso il benessere comune che orienta le scelte politiche, sociali ed economiche verso la sostenibilità e la giustizia. In questo quadro si colloca l'urgenza di preservare l'ambiente come bene primario, con l'obiettivo di assicurare le risorse necessarie alle generazioni future.

Se vuoi entrare a fare parte di queste comunità pensanti puoi prenotare il tuo posto nel gruppo Telegram t.me/comunitapensanti.

Non siamo perfetti, questo è un progetto in continua evoluzione ma siamo impegnati a creare uno spazio dove idee e intenti possano collaborare alla creazione di un mondo migliore. Con il contributo di tutti, attraverso il dialogo aperto e il rispetto reciproco, possiamo delineare la strada per un futuro più consapevole. La decisione di agire, di partecipare attivamente alla società, parte dall'intimo convinto che ogni singola azione conta.

È nel 2024 che si deciderà il destino del mondo ed è importante, come nel film di tanti anni fa, war games, dove uno scienziato impazzito dal dolore per la perdita del figlio Joshua decide di non impedire la distruzione del genere umano per una guerra nucleare, riconoscere l'importanza delle scelte personali e collettive che facciamo oggi. Non dobbiamo cadere nelle stesse trappole di storie fantascientifiche, ma possiamo prenderle come monito per costruire un futuro basato non sulla paura e sulla divisione ma su un'unità che arricchisce. La tecnologia ci fornisce gli strumenti per costruire ponti piuttosto che barriere, per incentivare la collaborazione invece dell'isolamento.

Spetta a noi non vergognarci di desiderare di essere persone più intelligenti e più propense all’amore universale.

Lavorando insieme, possiamo creare realtà che pulsano della bellezza di ogni persona, riconoscendo che la vera intelligenza è legata inevitabilmente alla capacità di amare ed essere empatici nei confronti degli altri. Questa è la rivoluzione silenziosa che può migliorare ogni angolo del nostro intelletto, dando vita a una sinergia che può effettivamente illuminare i percorsi del progresso umano.

È quindi nel 2024 che il metodo Appo può costruire le basi per una trasformazione radicale della società. Progetti e idee nate da questo approccio possono infatti evolversi in iniziative e realizzazioni concrete che incidono positivamente sul tessuto sociale. Dobbiamo portare in noi i semi che danno avvio a grandi cambiamenti futuri.
L'esame e la riconsiderazione dei valori e degli stili di vita attuali sono essenziali per innescare riflessioni su una vasta scala. Il futuro che possiamo co-creare dipende dalla somma delle nostre attitudini personali e dalle scelte che ognuno di noi fa ogni giorno. Amplificare le nostre intelligenze è assolutamente necessario. Aprire le mentalità per accogliere il cambiamento e trasformare le sfide in opportunità, significa prepararsi a tracciare insieme una strada che porti all'armonia e al benessere. La convergenza fra tecnologia, intelligenza emotiva e introspezione può dare vita a soluzioni innovative che rispecchino l'ethos di un'umanità più matura e consapevole, impegnata a costruire un presente sostenibile e coesivo, per lasciare un'eredità duratura alle generazioni che verranno.

Auguri a tutti per un periodo di vera rinascita interiore e per un progresso che sia sì tecnologico ma soprattutto umano. È tempo di imparare a convivere con le nostre diversità, di incrementare il dialogo e l'inclusione, di smettere di vedere nell'altro un nemico e iniziare a considerarlo parte di un noi più esteso. Riscoprire il senso di comunità in quest'epoca digitale può rappresentare la chiave per sanare le divisioni e promuovere la tolleranza.

Auguri a te che stai leggendo questo manifesto e che puoi decidere quando e dove portare il tuo contributo. È nelle tue azioni quotidiane che si manifesterà la vera natura del cambiamento. La responsabilità è grande, ma lo è anche l'opportunità di lasciare un segno positivo. Che tu possa essere un agente di cambiamento nella tua famiglia, nel tuo lavoro, nelle tue comunità e nelle reti di amici. Non sottovalutare mai il potere di un'idea condivisa, coccolata e cresciuta fino a divenire realtà.

Marco Costanzo

Miglioramento.com/Appo

sensodellavita.com

T.me/comunitapensanti
Forwarded from meditando
QUANDO SEI IN DIFFICOLTA’ CON UNA PERSONA, SOFFRITE ENTRAMBI.

Quando soffri devi praticare la ricerca delle cause della sofferenza in te e nell’altro; devi riflettere sulle tue emozioni, trasformarle, poi essere disposto ad ascoltare l'altro.
Allora puoi intraprendere la retta azione per eliminare le cause della soferenza.
Se riesci ad aiutare l'altra persona a rimuovere da dentro di sé le radici della sua sofferenza, smetterà di stare male, e smetterà anche di farti star male.
Mettiamo che un tuo amico ti abbia fatto soffrire con le parole e con le azioni:
ha detto parole piene di amarezza, di percezione erronee, di condanna e di biasimo, e questo ti fa soffrire molto, e anche il suo modo di pensare ti fa star male.
Devi ricordarti, comunque, che non sei il solo a soffrire: tieni a mente che anche l'altra persona forse ha sofferto molto, per parlare a quel modo, per fare cose del genere.
Se non soffrisse non direbbe e non farebbe cose simili.
E' una semplice intuizione, ma forse non te ne rendi conto perché a tua volta stai male.
Se comprendi ciò farai del tuo meglio per aiutare l'altro a non soffrire più, e quando l'altro smetterà di soffrire ti lascerà in pace e non soffrirai più neanche tu.


di Thich Nhat Hanh
(monaco zen vietnamita)
da: x


💫


WHEN YOU ARE IN DIFFICULTY WITH ONE PERSON, YOU BOTH SUFFER.

When you suffer you have to practise finding the causes of suffering in yourself and in the other person; you have to reflect on your emotions, transform them, then be willing to listen to the other person.
Then you can take the right action to eliminate the causes of suffering.
If you can help the other person remove the roots of their suffering from within themselves, they will stop feeling bad, and they will also stop making you feel bad.
Let's say a friend of yours has hurt you with words and actions:
he has said words full of bitterness, misperceptions, condemnation and blame, and this makes you suffer greatly, and his way of thinking also makes you feel bad.
You have to remember, however, that you are not the only one who suffers: bear in mind that the other person may also have suffered a lot, to speak in that way, to do things like that.
If he did not suffer he would not say and do things like that.
It's a simple intuition, but maybe you don't realise it because you yourself are suffering.
If you understand this you will do your best to help the other person stop suffering, and when the other person stops suffering he will leave you alone and you will no longer suffer either.


by Thich Nhat Hanh
(vietnamese zen monk)
by: x
Setting goals is the first step in turning the invisible into the visible

© Tony Robbins
Praticare il silenzio è disciplina che ci salva, una seria vita spirituale si nutre di silenzio, questo è il pane quotidiano. Solo nel silenzio si intuiscono le cose più profonde, quelle dello spirito. Solo nel silenzio nascono le parole vere, quelle di fuoco, parole inaudite.
Il silenzio deve diventare un habitus, il clima della nostra interiorità se vogliamo scoprire i tesori nascosti della nostra esistenza che non stanno fuori ma dentro di noi, anche se, nella nostra vita distratta e chiassosa, li ignoriamo. Pratichiamo più silenzio possibile e inizieremo a nuotare nelle profondità della nostra anima.
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